questa intervista è speciale per vari motivi.
perchè a rispondere alle mie domande sono due persone.
perchè è partita da qualcosa che avevo dentro io, ma arriverà a tante persone, lo so.
perchè secondo me farà luce.
ho parlato del portare in fascia con Adele Ricci, professionista del portare, ed Elena Alessandra Zo, attrice, coreografa e danzatriche che insegna la danza in fascia.
ADELE RICCI, professionista del portare.
Adele, come ho scritto , sei una professionista del portare.come sei arrivata a conoscere la fascia ? e quali studi hai intrapreso per poter fare questo lavoro ?
Ho conosciuto la fascia quando ero in attesa del mio primo bimbo durante gli incontri di un corso preparto al di fuori delle solite strutture.
In quei mesi decisi che sarei stata una “mamma canguro” ma non avrei mai pensato che il babywearing sarebbe diventata la mia strada…ed invece a distanza di pochi mesi dal parto ero già iscritta alla Scuola del Portare presso la quale ho ho studiato e circa un annetto dopo mi sono certificata Consulente del Portare®.
Da allora continuo ad aggiornarmi frequentando workshop e corsi (sempre con la Scuola del Portare).
L’amore per il mio lavoro ed il mondo del babywearing che è in costante evoluzione mi spronano in questa continua ricerca di conoscenza.
L’ultimo degli aggiornamenti che ho fatto riguarda il portare i gemelli ed il portare in tandem,cioè il portare due bambini contemporaneamente.
cosa ti ha spinto a trasformare il tuo amore per questo “strumento”in lavoro?
Samuele,il mio primogenito,è nato con taglio cesareo gratuito, improvviso e non voluto.
Il tipo di parto che io, nipote di ostetrica, mai avrei immaginato potesse toccarmi in sorte.
Quel parto mi ha lasciato più che una ferita fisica una ferita nell’animo che bruciava tantissimo.
Portare Samuele, in fascia, da subito, per me è stato fondamentale.
Sentivo che quegli abbracci di cotone rinsaldavano il nostro legame, che quei nodi stringevano i nostri cuori e che ci veniva dolcemente restituito quello che c’era stato tolto e incredibilmente allo stesso tempo ci veniva donato molto molto di più.
Nulla neanche lontanamente paragonabile a quello che io “aspirante mamma canguro” potevo immaginare.
Qualcosa di infinitamente migliore!
Ed è lì che ho avuto l’illuminazione (come son solita chiamarla scherzosamente).
Ho capito che quello che volevo fare nella vita era aiutare le altre mamme a provare quelle stesse emozioni che provavo io.
Aiutarle,incoraggiarle,supportarle,consigliarle…
Il cuore me lo urlava a gran voce:era quella la mia strada.
Ho chiamato subito la Presidentessa della Scuola del Portare …e tutto il resto è storia!
Quali sono i benefici del portare in fascia per il bimbo e quali per chi lo porta?
Questa è una domanda a cui rispondere sarebbe lunghissimo…ma ci proverò ugualmente cercando di fornire un quadro generale e di essere sintetica.
La cosa fondamentale da dire è che per i neonati essere portati in fascia risponde ad un loro bisogno primario :il contatto!
E’ scritto nel nostro DNA.
Inoltre con la fascia si va a creare un continuum tra vita intrauterina ed extrauterina, diviene quello che può definirsi un “utero di transizione” per circa tutto il primo anno di vita,fino a quando sistema neurologico e sviluppo motorio non saranno completi.
Portare rispetta la fisiologia del bambino ed è comodo sia per lui che per i genitori,in quanto le legature insegnate da noi Consulenti non vanno solo a salvaguardare il portato ma anche il portatore rispettandone il baricentro e permettendo lo scarico corretto del peso.
Inoltre favorisce lo sviluppo psicomotorio,relazionale e sociale del bambino.
Anche il processo di attaccamento (bonding sia materno che paterno) è agevolato e aiuta nella comunicazione rendendo anche i genitori più pronti al soddisfacimento dei bisogni del proprio bimbo e quindi più competenti e sicuri di sé.
Per i papà poi è l’occasione di provare le emozioni “del pancione” che fino a quel momento hanno vissuto solo da spettatori.
Portare aumenta la prolattina favorendo una maggiore riuscita dell’allattamento al seno.
Aiuta le mamme a ritrovare il proprio baricentro dopo la gravidanza.
E’ stato dimostrato anche come il cortisolo (l’ormone dello stress) scenda notevolmente nel bambino portato.
Aiuta a stabilire i ritmi sonno\veglia del neonato.
E i bambini portati piangono meno.
Rispondono inoltre meglio al dolore fisico perché il contatto continuo aiuta la produzione di endorfina che funge da analgesico.
Essere portati correttamente poi apporta beneficio per quei bambini che soffrono di reflusso o di coliche..
Etc etc etc…
Ce ne sarebbero ancora tante da dire in realtà….
Spero di aver tuttavia fatto un quadro abbastanza chiaro o almeno di aver messo il seme della curiosità.
Invito chiunque voglia approfondire a partecipare ad un mio incontro informativo gratuito.
Ne faccio spesso un po’ ovunque.
O se non siete delle mie parti a quello di una mia collega.
Tu sei madre di due bambini.una domanda che mi piace fare alle mamme che lavorano: come si conciliano maternità e lavoro ?
Nel mio caso per fortuna lavorando come libera professionista riesco a gestirmi gli orari andando ad incastrare i miei impegni sui loro.
Poi entrambi in caso di necessità possono venire con me.
Li ho abituati fin da piccoli e lavoro in ambienti in cui i bambini sono sempre ben accetti.
Se qualcuno volesse frequentare un tuo corso sul portare in fascia, dove può trovarlo?
In questo momento sto tenendo corsi di gruppo a Montesilvano,L’Aquila e Pescara.
Presto ne partiranno a Chieti.
Inoltre sono sempre disponibile per le consulenze individuali e le nuove avventure.
E’ possibile comunque tenere d’occhio tutte le mie iniziative ed i miei corsi sulla mia pagina Facebook: Tutti in fascia con Adele .Lì ci sono anche tutti i miei contatti.
A breve conto di aprire un blog od un sito in modo da risultare facilmente raggiungibile anche al di fuori dei social.
io non ho mai usato la fascia, ma il marsupio. e ricordo che, passeggiando per le strade( di una grande città come roma!) spesso le persone mi guardavano come una marziana o addirittura facevano commenti abbastanza buffi(“poverino, sai come sarà scomodo lì appeso!” ).secondo te perchè c’è ancora questa diffidenza nei confronti del portare ?
Certamente camminare “indossando” il proprio bimbo non è una cosa che passa inosservata.Per fortuna però siamo sempre di più.
Il babywearing lentamente si sta diffondendo e la nostra opera di informazione continua inizia a dare qualche frutto.
Io nella mia esperienza ho riscontrato che solitamente i giovani guardano incuriositi e le persone anziane con benevolenza ed approvazione.
I commenti meno carini arrivano dalla generazione di mezzo.
Quella generazione di genitori vissuta con l’insegnamento che le braccia davano il vizio e che un tipo di educazione a basso contatto serviva per crescere dei bambini forti ed indipendenti.
Quella generazione di genitori vissuta con la convinzione che il latte artificiale fosse migliore di quello materno.
Per loro concepire un diverso modo di genitorialità è difficile ed a volte anche doloroso.
Solitamente io rispondo con un sorriso.
E penso a cosa debbono aver provato…
C’è una persona, un libro, un luogo che ti ha ispirata come madre? che ti ha fatto cambiare punto di vista su qualcosa o semplicemente ti ha aiutata in questa avventura?
E’ stato il primo incontro con mio figlio.La prima volta che la sua mano ha stretto la mia,che ho guardato i suoi occhi e sentito il suo profumo.
Lì ho capito che non esistevano libri né teorie…ho capito che c’eravamo solo noi.
Che non occorreva null’altro che amore e fiducia: fidarmi di lui e fidarmi di me stessa.
Un consiglio che vorresti dare ad una donna che ha appena scoperto di aspettare un bimbo ..
Fidarsi del suo istinto, sempre e comunque.
Una mamma sa cosa è meglio per il suo bimbo.
Sempre.
Non aver paura dei pregiudizi sociali,non aver paura del “vizio”,non aver paura di abbandonarsi all’amore…
L’amore è la chiave ed una mamma lo sa.
Se segue il suo cuore non sbaglia mai.
ELENA ALESSANDRA ZO, attrice, coreografa, danzatrice e insegnante della danza in fascia.
Elena, come hai scoperto la fascia ?
Ho scoperto la fascia perché ho navigato tantissimo in gravidanza, e ho trovato splendide amiche virtuali che sono state delle vere e proprie guide nella mia totale inesperienza e nel mio disperato bisogno di qualcuno che mi aiutasse a prepararmi e a rispondere ai miei mille dubbi sulla maternità. Una, preziosissima, un giorno mi aggiunse, tra l’altro, a alcuni gruppi sul portare. E mi si è aperto un mondo! Ho iniziato a sognare di poterlo fare anche io e così giù a studiare…materiali, supporti, legature, esperienze, tutorial…e a casa a provare tutto col pancione e un koala di peluche!
Porto Leandro dalla nascita, e la fascia, nel nostro percorso fino ad ora (che ha quasi 21 mesi) ha avuto un’importanza eccezionale.
Quando ho iniziato a provare la meravigliosa gioia di vivere con lui sul cuore, ho pensato a quanto sarebbe stato ancora più incredibile poter danzare con lui sul cuore!
È così, piena di sogni e ideali, come sempre, con al fianco un marito un po’ matto, come me, che mi ha aiutata e supportata a pianificare e pubblicizzare i corsi, e delle amiche e collaboratrici con cui mi sono confrontata nella programmazione delle lezioni, siamo timidamente partiti.
tra i vari lavori che fai, insegni danza in fascia alle mamme.di che si tratta? cosa ti ha fatta arrivare a conciliare il tuo amore per la danza e il tuo amore per la fascia?quali sono i benefici per la mamma e per il bimbo che frequentano un corso di danza in fascia?
mamma e bimbo che danzano in fascia provano benefici tanto a livello fisico quanto emotivo: intanto la mamma ha la possibilità di coccolarsi e riprendere consapevolezza della cura del proprio corpo tramite il movimento, un movimento studiato nel rispetto della particolare fase della vita di una neomamma (o di una donna in gravidanza), allungando, tonificando e anche rilassando il proprio corpo; nel mentre il bambino è cullato dolcemente, sente il piacere e il rilassamento della sua mamma e lo assorbe, spesso dorme cullato delicatamente dalla danza e dalla musica. Il nutrimento emotivo è, a parer mio, ancora superiore: la bellezza e dolcezza della condivisione di un momento di arte, il ritagliarsi uno spazio tutto solo per la coppia mamma e bimbo nella vita spesso troppo frenetica di una mamma tra casa, altri figli, lavoro ecc ecc. E poi la condivisione con altre donne che stanno attraversando le stesse delicate, splendide e difficili fasi. Il leggersi nelle altre, l’essere supportata o di supporto, il divertirsi insieme. Il tutto accompagnato da musica, chiacchiere e risate.
Tu sei di Asti.come ha reagito la città ad un corso così particolare( e a mio avviso stupendo!) come il tuo?
Io sono di una cittadina di provincia che noi abitanti spesso critichiamo di non essere particolarmente di larghe vedute, o aperta alle novità. Quindi quando ho dato vita al corso (in un momento in cui in Italia se ne sentiva ancora parlare pochissimo, forse niente! mentre ora la cosa si è parecchio diffusa) non ero particolarmente ottimista sull’accoglienza dei miei concittadini, e puntavo di più a ingranare in realtà più attive, anche solo nel babywearing, come Torino. Invece…la mia città mi ha stupita! Non solo le mamme, le grandissime, coraggiose, avventurose, spiritose, mamme piene d’amore della mia città, che hanno risposto splendidamente e hanno partecipato e partecipano con entusiasmo. Ma anche giornali e radio, che, spontaneamente, solo seguendo le mie foto e proposte sulla pagina Facebook da cui tutto è partito, mi hanno contattata dicendomi di voler scrivere di noi, o ospitarci in radio per poter parlare di una così bella iniziativa.
Come ho scritto, tu fai anche altri lavori.come si conciliano lavoro e maternità?
lavoro e maternità non si conciliano bene; quando si dice che per Le donne lavoratrici è difficile essere mamme come vorrebbero, si dice una grande verità. La maternità di una donna lavoratrice è spesso fatta di compromessi e di sacrifici, su entrambi i fronti. Io ho fatto delle scelte dopo la nascita di Leandro. Facevo troppe cose, tutte amate e per cui avevo tanto combattuto e studiato, ma dopo la sua nascita non c’era proprio più posto per tutte, e nulla valeva quanto il tempo che avevo da dedicare a lui. La danza però, il grande amore di una vita, è rimasta, con un po’ di fatica e di sacrifici, ma con tanto entusiasmo e desiderio di viverla insieme, perché da quando lui è qua quello che facciamo insieme è bello il doppio, lavoro incluso! Leandro è stato spesso con me a lezione o a prove di spettacoli, abbracciato dalla fascia e dalla mamma, a dormire sereno sul mio cuore o a osservare, vigile e curioso, dalla mia schiena.Tutto quello che facevo è rimasto coinvolto in un vortice di cambiamenti con l’arrivo di Leandro. Anche la mia attività teatrale: ho scoperto la gioia di mettere le mie competenze al servizio di qualcosa di più alto e meno autoreferenziale del teatro, ossia al servizio dei bambini! Sono diventata prima lettrice volontaria del progetto Nati per leggere nei nidi della mia città, per poi dare vita a degli incontri di letture animate uniti a atelier creativi o musicali con una amica/collega e la sua bella associazione. E devo dire che non potrei chiedere un pubblico più difficile, impietoso, onesto e bello di questo! E il premio dei loro sguardi attenti e catturati dalle mie parole.
Elena, sei laureata al dams( con indirizzo teatrale in storia della danza), sei attrice teatrale, da dieci anni insegni danza classica. perchè l’arte è così potente?e che ruolo ha nell’educazione dei bambini secondo te?
Per me l’arte è vita. Ho iniziato da qualche tempo un diario della gratitudine in cui ogni sera, prima di andare a dormire, scrivo tre motivi per cui in quel momento sono grata alla vita. E mi sono accorta che l’arte entra quasi sempre, in un modo o nell’altro, nei miei pensieri. L’arte è la bellezza del mondo e dell’uomo. Il bambino che potrà crescere in un ambiente in cui l’arte sia parte della quotidianità, in cui la letteratura sia la norma (la letteratura per l’infanzia propone dei veri e propri capolavori per piccoli e piccolissimi), in cui ci sia un’attenzione alla musica che vada oltre alle solite canzoncine per bambin (per quanto anch’esse utilissime), all’arte, che vada oltre le stampe dei soliti personaggi dei cartoni animati, alla danza e al movimento in musica, che vada oltre alla solita psicomotricità, è un bambino fortunato. E’ un bambino che cresce con tutta una serie di strumenti in più, che saprà godere di più della bellezza del mondo, che saprà andare più a fondo nel comprendere i sentimenti umani. E’ un bambino che probabilmente saprà esprimere se stesso attraverso la libertà dei linguaggi artistici, oltre a quello verbale.
E danzando con la mamma, quel bambino, prima nella pancia, poi sul cuore della mamma, impara, formando se stesso e la sua personale percezione del mondo, che il movimento in musica, la danza, l’armonia fanno parte della “normalità”, e li porterà con sé come un bagaglio prezioso.
So che hai collaborato con le insegnanti del portare.in che modo?
Nel nostro cammino di danza in fascia abbiamo collaborato finora con alcune consulenti del portare molto brave, disponibili e appassionate, che hanno sposato con entusiasmo il progetto.
In particolare per Asti ringrazio Annalisa Iocolano, che è sempre stata pronta a intervenire ai nostri eventi e a rendersi disponibile per le mamme che ne avessero necessità e desiderio (e che si è tanto appassionata all’argomento da aver scritto la sua tesina di fine corso proprio su questo) e per Torino la dolcissima e bravissima Federica Fassola.
Parlaci del flashmob babywearing nazionale, del quale hai ideato, insieme ad altre donne, la coreografia!
Lo scorso anno nei gruppi italiani di babywearing nasce l’idea di organizzare un flashmob (per chi volesse approfondire ecco come definisce il flashmob wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Flash_mob) a livello nazionale per poter danzare la nostra gioia di essere mamme e di portare. Io e altre cinque mamme portatrici/danzatrici su tutta Italia ci proponiamo di occuparci della coreografia, mentre un papà portatore musicista ci compone, apposta per l’occasione, una canzone e una delle mamme che hanno avuto l’idea, Michela Schettino, si sbriga gran parte delle questioni organizzative! Le città aderiscono, le mamme studiano, io cerco di aiutarle con tutorial vari, e alla fine scendiamo a danzare in piazza! Per ben due volte, la prima a giugno, la seconda a inizio ottobre in occasione della Settimana Internazionale del Babywearing. Sottolineo che è stata un’iniziativa completamente slegata dalle varie scuole del portare, nata proprio dall’entusiasmo delle mamme e dal nostro desiderio di mostrare la bellezza del babywearing e il nostro amore per i nostri figli e per il portarli sul cuore. Le coreografe al mio fianco di questa prima edizione sono state Ilenia Casano, Giorgia Foglino, Angela Tuon, Isabel Nunez e Arianna Lakay, e abbiamo danzato sulle note composte per noi da Paolo Pianezzola. Io e Leandro, nello specifico, abbiamo danzato a Torino, che ha risposto meravigliosamente entrambe le volte all’evento. Per chi avesse piacere di vederci, ecco un piccolo montaggio di prove e danze del flashmob di ottobre a Torino!
Ultima domanda, che consiglio daresti ad una donna che ha appena scoperto di aspettare un bimbo?
A una donna che ha appena scoperto di aspettare un bambino consiglio di godersi ogni istante della magia e del potere della vita. Di sentirsi una divinità portatrice di vita, preziosa come non mai, anche quando i fastidi e gli acciacchi della gravidanza la faranno sentire tutt’altro! Le consiglierei di non stare ad ascoltare niente e nessuno né di decidere a priori come allevare suo figlio, perché se si concederà di ascoltarsi e di ascoltarlo allora troverà la strada giusta per lei e per lui, quella che nessun altro può conoscere o consigliarle. E se sente il desiderio di tenere il suo bimbo, una volta nato, sempre con sé, di avvicinarsi al babywearing senza paura, senza ascoltare chi le dirà che è una cosa da hippy, o che fanno in Africa, o che lì dentro il bimbo soffoca, o che tirerà su un bambino incapace di staccarsi da lei. Le consiglio di non ascoltare nessuno, e di tenere stretto stretto il suo bimbo sul cuore. Si farà e farà a lui un dono per la vita.
Ringrazio di cuore Adele ed Elena, prima di tutto per l’entusiasmo con il quale hanno accolto la mia proposta di intervistarle.
poi per la dolcezza e gentilezza con le quali si sono messe a disposizione.
poi per la serietà del loro lavoro.
eh sì, perchè qui, nonostante la diffidenza di molti, si tratta non solo di un dono, quello di portare luce ad altre mamme, di accompagnarle nello stupendo ma difficile percorso della maternità, ma si tratta di un vero e proprio lavoro, fatto di studi, ricerche, qualifiche.
le parole di Adele ed Elena mi hanno fatto scoprire il potere e la bellezza del portare, di questi abbracci fatti di stoffa e di magia.
è come se avessi scoperto un altro pianeta!
Se siete interessati, potete seguire il lavoro di Adele Ricci sulla sua pagina facebook
qui , e il lavoro di Elena Alessandra Zo sulla sua pagina facebook ,
qui .
le fotografie relative ad Elena Alessandra Zo sono state scattate nei locali della “My Day Academy”.