attraversare le emozioni, insieme.

In questi giorni avrei dovuto scrivere di un libro, ma, come a volte capita, in modo sorprendente e bello, durante un momento di lettura con Leo, ho cambiato idea.

e ho scelto di raccontarvi “Zeb e la scorta di baci” di Michel Gay, edito da Babalibri.

Ammetto che non sono un’appassionata di animali umanizzati, ma Zeb entra nel cuore.

Zeb è una piccola zebra in partenza per il suo primo campo estivo.mentre prepara la valigia capisce che dormirà, per la prima volta, lontano dalla mamma e dal papà.

questo la intristisce molto.

i genitori però, molto amorevoli e attenti, preparano per la loro piccola zebra dei foglietti con le impronte dei loro baci, così, quando zeb avrà nostalgia di loro, potrà sentire il calore del loro affetto come se stessero lì accanto  a lei.

il giorno del campo estivo arriva e, quando il treno parte, mamma e papà zebra salutano la piccola Zeb, che, per non dare dispiacere ai suoi genitori,e forse, anche per non farsi vedere triste dagli amichetti, finge di non provare tristezza.

ma poi, quando nessuno lo vede, Zeb apre la scatola dei baciocaramella e se lo avvicina alla guancia.

quando cerca di addormentarsi però, il pianto inconsolabile di un’altra piccola zebra non lo fa dormire.

nonostante la vergogna, Zeb vuole aiutare la zebra e gli offre un baciocaramella.

anche gli altri compagni di viaggio, incuriositi dalla scorta preziosa di Zeb, vogliono un bacio.

e così, senza accorgersene, piano piano, tutti si addormentano, anche Zeb.

che viene svegliato, la mattina seguente, dalle voci entusiaste delle altre zebre.

“guarda, si vede il mare!”

arrivati sul posto, zeb sente di non aver più bisogno della sua scorta di baci e la regala alla piccola zebra che aveva consolato la sera prima.

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un’altra ammissione che devo fare(dopo quella sugli animali umanizzati) è quella sulla comprensione di questa storia.

nonostante sia una delle storie più richieste dai bimbi durante gli incontri di lettura che organizzo, il senso mi è arrivato solo qualche giorno fa, mentre la leggevo insieme a leo.

“zeb è tiste.zeb vuole mamma e papà!mamma zeb è gande”.

ecco, come spesso accade, il cuore aperto di Leo riceve il senso delle storie.

Zeb sta diventando grande, è in quella fase eccitante ma allo stesso tempo critica che porta un bimbo ad essere autonomo, emotivamente e praticamente.

la scuola, le prime gite, l’indipendenza che piano piano si acquisisce nel mangiare, nel vestirsi, e anche nel gestire le proprie emozioni.

le cose che mi sono arrivate dritte e forti sono(ecco il mio solito elenco):

-il ruolo, fondamentale, dei genitori ;la loro presenza, amorevole e allo stesso tempo fiduciosa e positiva, aiuta la piccola Zeb ad attraversare questo momento del distacco in un modo intenso ma sereno.

-spesso condividere le proprie emozioni, tirarle fuori, aiuta non solo gli altri ma anche sè stessi.

-l’amore quando c’è, si sente, che sia lontano, che sia vicino.

insomma, “Zeb e la scorta di baci, illustrato in modo tenero e semplice, è una storia bella e preziosa non solo per i bambini, ma anche per i genitori che spesso non sanno come ATTRAVERSARE le emozioni dei loro piccoli in modo sano e sereno.

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una zuppa dal sapore prezioso.

Questa storia mi fa sentire sospesa.

Per come inizia, per come finisce e per come potrebbe andare dopo la fine.

una zuppa di sasso 1

Tutto inizia in una notte di inverno, con l’arrivo, in un villaggio di case innevate e silenziose, di un lupo che porta sulla spalla un sacco.

Il lupo bussa alla porta della casa della gallina, che, dopo un iniziale spavento , incuriosita, lo fa entrare.

La gallina si spaventa: “Il lupo!”

“non aver paura, gallina, sono vecchio e non ho più nenache un dente.

lasciami scaldare al tuo caminetto e permettimi di preparare la mia zuppa di sasso”.

La gallina non sa cosa fare; certo non è tranquilla ma è curiosa: non ha mai visto un lupo vero, lo conosce solo dalle storie ..

E le piacerebbe molto assaggiare una zuppa di sasso.

Decide di aprire la porta.

pian piano tutti gli abitanti del villaggio, con la scusa di controllare che non stia accadendo qualcosa di brutto in quella casa, restano e aggiungono anche un ingrediente alla zuppa di sasso.

Una zuppa talmente buona che viene servita tre volte, insieme al vino, tra risate e piacevoli chiacchiere dei commensali.

ad un certo punto, però, il lupo dice di dover andare via.

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e allora, con la fine, iniziano le mie domande.

perchè il lupo va via all’improvviso, senza dare spiegazioni?

forse voleva solo far scoprire agli abitanti del villaggio quanto è bello condividere ,stare in compagnia ?

forse voleva far riflettere sul valore dell’ospitalità e di quanto, a volte, sia necessario abbattere certe diffidenze nei confronti di viene definito cattivo da quasi tutti?

quale sarà la prossima tappa del suo viaggio, un altro villaggio di case silenziose che dopo il suo passaggio non saranno più tali?

ho letto questo libro anni fa a bimbi di due anni e mezzo e recentemente a bimbi più grandi.

il risultato è stato sempre lo stesso: silenzio, sguardi attenti, domande sorprendenti, risposte sorprendenti

“Una zuppa di sasso”di  Anais Vaugelade edito da babalibri è una storia magica, avvincente e impreziosita da un finale che ti fa venire voglia di seguire il lupo.

forse, mi sono fatta troppe domande.

forse il lupo è solo un semplice  lupo che fa semplici zuppe di sasso.

 

però si sa,ognuno di noi vede, nelle storie, quello che in qualche modo ha dentro e vuole vedere.

 

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i lupi non sono cattivi.

la storia di Cappuccetto Rosso non mi ha mai lasciato nulla dentro.

o meglio, al contrario delle altre favole che mi venivano raccontate, che, in qualche modo, mi trasmettevano qualcosa di magico, quella di cappuccetto rosso mi inquietava e basta.

l’idea che un lupo possa entrare con quella facilità in casa di una persona, che due persone entrino nella pancia di un lupo e ne escano vive, il cacciatore che spara.

e poi, il lupo è l’animale del mio cuore, e forse, già da bambina, sapevo che in realtà non è cattivo.

e così, in questi anni, mi sono messa un pò a studiare questo animale.

il sistema con cui organizza il branco, il coraggio dei lupi che decidono di abbandonarlo per crearne uno nuovo, la maternità delle mamme lupo, fortissime e molto protettive allo stesso tempo.

e così, quando, qualche anno fa, ho incontrato una storia nella quale il lupo è illustrato in un modo diverso, Cappuccetto Rosso mi ha fatto storcere di meno il naso.

“in bocca al lupo”, di Fabian Negrin, edito dalla OrecchioAcerbo, è un piccolo, sottile albo illustrato che, nel 2004 ha vinto il premio Andersen come miglior produzione editoriale “fatta ad arte”.

effettivamente, le illustrazioni di questo libricino(che assomiglia più ad un quaderno che ad un libro) sono potenti, poetiche, musicali.

emanano il fruscio delle foglie, l’eco degli animali, il suono dei passi sulla terra.

e poi, percepisco, nelle illustrazione di Negrin, l’energia dell’arte di Frida Kahlo  e l’atmosfera dei dipinti di Rosseou il doganiere.

la storia è rivoluzionaria e struggente.e i motivi sono tanti.

innanziutto il lupo, che è anche il narratore, non solo sfata subito un luogo comune, sostenendo che i lupi non sono cattivi, ma racconta di aver vissuto una “cosa”che non capita di solito ai lupi: si innamora di una meravigliosa creatura vestita di rosso.

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il lupo, travestito da bosco( questo dettaglio mi ha affascinata tanto!)decide di seguire la bimba fino a casa della nonna, che, al contrario della favola classica, è descritta come rugosa, brutta  e vecchia; mangia la nonna per non vedersela più davanti( quindi non per cattiveria, ma per quanto è brutta!)e proprio in questo momento la bimba scopre la vera identità del lupo, che invece di spaventarla, la meraviglia.

“cosa sei?”- mi chiese la bambina-Mai visto in vita mia qualcuno più bello di te!sei forse un angelo?

ma purtroppo il destino scrive un seguito doloroso; la bimba inciampa e va a finire nella pancia del lupo, che inizia così a soffrire e ad esprimere la sua sofferenza ululando alla luna.

il lupo, credendo di aver visto un’altra bambina che potrebbe aiutarlo si avvicina per chiedere aiuto.

ma quella”bambina coi baffi”in realtà è solo un cacciatore.

 

un bagliore, uno sparo.

la bimba e la nonna escono dalla pancia del lupo, vive.

il lupo invece diventa un lupo nuvola, che non dimenticherà mai quella meravigliosa creatura vestita di rosso.

 

ho visto tanto dentro questa storia.

che l’apparenza e soprattutto i luoghi comuni spesso trasmettono una verità diversa da quella reale.

che la caccia proprio non mi piace.

che a volte cambiare prospettiva aiuta a scoprire nuove sensazioni, nuove realtà, illumina.

e che i lupi, i lupi non sono cattivi, anzi.

 

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e poi dietro, c’era dell’altro.

ultimamente apro sempre i discorsi di questo blog con una piccola confessione.

ecco, lo confesso: inizialmente questo libro non mi ha colpita molto.

anzi.a parte qualche risata che mi provocava mi chiedevo, ogni volta che lo sfogliavo, perchè lo avessi comprato.

davo la responsabilità della scelta al colore della copertina.

un violetto rilassante e zuccherino.

il piccolo coniglio bianco

poi un giorno ho portato il libro ad uno dei miei incontri di lettura coi bambini.

più andavo avanti con la storia, più i bimbi ridevano.

“angela ce lo rileggi?”

ho riletto il libro, con la sensazione, per la prima volta nella mia vita, di non capire dove fosse la bellezza di questo libro.

poi giorni fa, per sfida, l’ho ripreso in mano, e ho quasi visto un sorriso beffardo del coniglio in copertina.

ho letto lentamente, fermandomi sulle illustrazioni come non avevo mai fatto.

e ho iniziato a sorridere.

prima piano.

poi forte.

e, alla fine di tutto, mi è sembrato di entrare dentro ad una cantilena goliardica e ancestrale.

così ho deciso di fare piccola ricerca, e ho scoperto che dietro a questo libro, c’è dell’altro.

c’è che “Il piccolo coniglio bianco”di Xosé Ballesteros – Oscar Villan edito da Kalandraka ha vinto, nel 1999, il premio nazionale spagnolo per l’illustrazione.

c’è che è la traduzione di un racconto orale di un intellettuale portoghese(Adolfo Coelho) del 1800.

c’è che “Kalandraka”(il nome della casa editrice)è un termine che traduce la parola”la  zuppa di gallette che i marinai mangiavano quando non restava più niente”, ed è poi diventata anche il nome del progetto editoriale che, appunto,  recupera i racconti della tradizione orale e li riadatta in albi illustrati.

quest’ultima scoperta mi ha affascinata tanto.

e mi ha fatto rileggere l’albo con un cuore più scanzonato e predisposto all’avventura.

la storia, come dice lo stesso autore, è fresca e semplice : narra di un piccolo coniglio bianco che un giorno esce di casa per raccogliere nell’orto di fronte i cavoli per fare la zuppa.

quando prova a rientrare, trova non solo la porta chiusa, ma anche un ospite poco gradito che occupa la sua casa, una capra  arcigna e spaventosa.

il piccolo coniglio bianco chiede aiuto a vari animali: la gallina, il cane , il toro ma sono tutti spaventati dalla capra.

solo la minuscola formica si propone di aiutarlo.

e quando la capra antipatica cerca di spaventarla, oltre a risponderle per le rime, la formica le fa il solletico e la fa anche scappare a gambe levate!

il piccolo coniglio e la formica possono così gustarsi insieme una squisita zuppa di cavoli appena raccolti.

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due sono i punti di forza del libro: le illustrazioni, grottesche e buffe.

e i dialoghi tutti in rima :

“poi sono tornato a casa per farmi una bella zuppa,/ma dentro c’era la capra caprella, / che se mi salta addosso mi strappa le budella.”

inoltre a me è arrivato anche altro.

la capra mi è sembrata un pò tutto ciò che ci ostacola, che si impadronisce del nostro spazio e non ci fa più rientrare in esso.

gli animali che incontriamo, forse, sono tutte le nostre paure, quelle che non ci fanno affrontare la capra.

la formica è un modo di vivere, che privilegia l’intelligenza, il coraggio e la sensibilità ed infatti alla fine, nonostante l’apparenza minuta, riesce a far scappare la capra grossa e antipatica.

se volete sperimentare, potete proporre questa lettura a partire dai due anni e mezzo.

 

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il diciannove marzo è tutti i giorni.

devo prima fare una confessione: a me le feste tipo quella della mamma, del papà, del nonno e chi ne ha più ne metta stanno iniziando a non piacermi.anzi, non mi piacciono proprio.

i motivi sono tanti, ma non li dirò qui.

qui, oggi, voglio rispondere a chi mi ha chiesto delle letture che parlano del papà.

se una data segnata sul calendario può far scoprire delle storie io sono felice, quindi.

quindi ci sarebbe tanto da dire, sui papà intendo.

Perché si parla tanto delle mamme, dei loro sacrifici, della loro stanchezza, dell’impatto che ha un figlio sulla loro vita, su quello che fanno per un bimbo.ma si parla poco, secondo me, di tutto quello che fanno, con un’energia a volte molto diversa, i papà. Nessuno dà più, nessuno dà meno.

Sono solo colori diversi.

in cucina, con papà, il pigiama è messo a rovescio e le posate sono tutte storte. E il purè è un pò troppo salato. ” con la mamma”, dice Clara, “il purè è dolcissimo, quasi zuccherato”. Clara è la protagonista del libro “Stasera sto con papà” di Nadine BrunCosme e Magali le Huche, edito da Clichy.

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Una sera la mamma non c’è e Clara resta col papà. Con lui deve fare tutte le cose delle quali di solito si occupa la mamma: il bagnetto, la cena, la nanna. Ogni momento inizia con la premessa della bimba “con l mamma il bagnetto è ..”,” con la mamma il purè è. .”, ” con la mamma accendiamo la lucina..”, come se volesse dare le istruzioni al papà un pò pasticcione.

Il papà di Clara è effettivamente un pò sbadato: mette il pigiama al rovescio, quando il pupazzo a forma di coccodrillo mangia i piedini di Clara sporca tutto di schiuma, invece di leggere lentamente una fiaba della buonanotte ne legge due interrompendosi, ogni tanto, per mettere i pupazzi uno accanto all’altro.

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Con la mamma tutto fila liscio, col papà succede qualche pasticcio, ma è un pasticcio divertente che fa vedere tutto in modo diverso, non più bello.diverso.
E allora sì, viva i papà.
I papà che stanno in ufficio tutto il giorno e quando tornano la sera a casa, si rimboccano le maniche della camicia, si siedono per terra e costruiscono la pista di macchinine con il proprio figlio.
Viva i papà che cucinano, stirano, stanno coi figli mentre la mamma lavora.
Viva i papà un pò severi.
quelli giocherelloni.
quelli che mettono il pigiama al rovescio e zuccherano il purè, che alla fine, magari, piace di più di quello salato.
E viva le storie che raccontano proprio questo.
il libro appena descritto è adatto a bambini di età dai due anni e mezzo in su (ma anche prima se volete sperimentare come me!)
se vi è piaciuto questo libro potete acquistarlo qui:

 

Di libri che parlano del papà ce ne sono tanti, e anche molto belli. A Leo, per esempio, piacciono tanto tre libri scritti dello stesso autore, Emile Jadoul, editi della stessa casa editrice, la babalibri.
-“Scacciabua ” parla di un papà che ha il super potere di mangiarsi le bue del proprio coniglietto(si, è una famiglia di conigli!).
il finale è ironico tenero perchè quando si fa la bua anche il super papà ci pensa la super mamma a mangiarla e far passare la paura!
adatto dai due anni in su.

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-In “bacioespresso” si parla, sempre con tono ironico e leggero, di quei papà che spesso, troppo presi dal lavoro, si dimenticano un pò di giocare, di fare le coccole, di racconatare le storie ai loro bimbi.
in questa storia c’è però qualcuno che glielo ricorda.
adatto dai due anni in su.

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Anche questi due ultimi libri sono adatti a bimbi dei due anni in su.
-Il mio preferito, tra quelli di Jadoul sul papà, è “le mani di papà”.
Le immagini sono grandi, poetiche e sembrano sospese.
Le parole, pochissime, sono quasi sempre evocatrici di suoni.
È la storia di un percorso.
Il papà accoglie il bebè, lo porta in fascia, gli fa fare vola vola, gli è vicino durante i suoi primi giochi d’acqua, lo supporta quando fa i primi passi. Questo libro è il viaggio che il bimbo fa quando nasce: tutto parte dall’accudimento, dalle coccole, per poi arrivare ai primi segni di indipendenza.
Adatto dai 18 mesi in su.
festa papa blog 22
(di questo libro ho solo questa foto perchè l’ho prestato e attualmente non ce l’ho con me!)
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che dire.
viva i papà tutti i giorni.
e le mamme.
e i nonni.
e i boschi e tutto quello che per noi è speciale.
bisogna celebrare quello che per noi è speciale tutti i giorni.

prezioso come un ricamo antico.

quando prendo in mano questo libro è come lenzuolo, di quelli che hanno i ricami ai lati.

quelli che le nonne e le mamme delle nonne lasciando in dote alle nipoti.

 

inizialmente pensavo che non sarei stata capace di parlarne.

perchè in fondo è un libro che non va raccontato, quando lo si apre tutto arriva in modo silenzioso e forte.

e poi perchè mi piace così tanto che non mi vengono le parole.

però voglio provarci a farle uscire.

 

“Un giorno, senza un perchè” è un albo illustrato da Monica Barengo e scritto da Davide Calì ed è edito da Kite edizioni.

non so da dove iniziare.

forse dalla storia, quella del signor I.,un uomo dagli occhi dolci e sognanti al quale una mattina, senza un perchè, spuntano le ali.

il signor I.consulta varie persone sul perchè di queste ali:il dottore, la madre(che le dice che “in famiglia nessuno aveva mai avuto le ali.forse un lontano cugino le aveva avute, ma da piccolo.), la vicina di casa, il custode; nessuno riesce a dargli una spiegazione, il capo ufficio addirittura gli dice di toglierle perchè non si addicono al lavoro.

poi l’uomo saggio dice che tutte le cose hanno un perchè, ma in questo caso non sa quale.

 

poi.

un giorno senza un perchè 5

poi il signor I.incontra una ragazza.una ragazza con le ali.

“eccoti finalmente.ti ho cercato tanto.”

un giorno senza un perchè 6

 

le illustrazioni di Monica Barengo(che è l’illustratrice del mio cuore, nel senso che riesce a tradurre le parole del mio cuore)sono dei ricami preziosi su un lenzuolo prezioso.

i colori sono autunnali, romantici, sanno di carta antica.

tutto, l’abbigliamento e le pettinature dei personaggi, le persone incontrate dal signor I.(mestieri che non esistono quasi più: il custode, l’uomo del negozio di cravatte), gli oggetti(come il telefono!), i luoghi fanno entrare in un’epoca passata.io, per esempio, respiro gli anni cinquanta.

 

ho un segreto.

credo che sia il libro sull’Amore più bello che ci sia.

perchè parla della speranza(quella che il signor I., anche se scoraggiato, non abbandona mai).

perchè parla del destino, che c’è, e le sue risposte arrivano forti se ci si lascia guidare dal cuore.

perchè parla di pazienza e resistenza.

perchè parla di due ali che possono sembrare due cose strane a tutto il mondo, ma sono il prolungamento della nostra anima, e ad un certo punto spuantano per cercare l’anima di qualcun’altro.

“Un giorno, senza un perchè”è un albo che mi sento di suggerire veramente a tutti, grandi e piccoli( dai tre anni in su) perchè fa bene al Cuore,

la canzone di questa storia, per me è “estate” di bruno martino

un giorno senza un perchè 7

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re Valdo e il drago!

Avevo iniziato a scrivere qualcosa di questo libro ieri, su un taccuino.

Poi stamattina, seduta al tavolo di una caffetteria, ispirata dalla dolcezza con la quale il sole ha deciso di scansare  la nebbia ( insolita per roma)l’ho riletto di nuovo. Ecco. Bisognerebbe sempre seguire i suggerimenti del sole, delle nuvole e degli alberi.

rileggendo, mi sono arrivate le sensazioni di quando, bambina, mi bastavano un bastone, una bicicletta più grande di me e un valigia di cuoio trovata nella cantina di nonno Nicolino per entrare in una storia fatta di principesse e principi.

“Re Valdo e il Drago”, scritto da Peter Bently ed illustrato da Helen Oxenbury ( che ha illustrato anche il mio amato ” a caccia dell’orso “!) edito da Il castoro, parla proprio di tre bambini che decidono di costruire un castello e di sfidare draghi e mostri per proteggere il re Valdo(che è uno dei bambini).

dopo aver realizzato il castello con uno scatolone di cartone e un lenzuolo, i tre affrontano le bestie del bosco!

re valdo libro blog 1

re valdo libro blog 2poco dopo però, due dei prodi cavalieri vengono presi in braccio da dei giganti(i genitori!) e il re Valdo resta da solo.

dopo vari rumori(la rana, un gufetto)il coraggio di re Valdo inizia a tentennare, fino a quando, di fronte al suo castello di carta, appare la Cosa!

l’avventura del re termina con un bell’abbraccio della mamma e il papà(la cosa appunto!) che in un attimo spazzano via la paura.

 

sono talmente tanti gli aspetti che amo di questo libro che ho bisogno di elencarli:

  • il richiamo ai giochi fatti con poco: lo scatolone diventa un castello,un bastone e un tovagliolo diventano una bandiera, i rami raccolti per terra spade degne di un cavaliere!

mi sono venuti in mente i racconti della mia mamma, che spesso mi parla di quando,          i giochi si inventavano e si costruivano trasformando delle cose in altro.

  • il filo che lega le pagine: l’immaginazione dei bambini, che potere ha!
  • le illustrazioni, non so come definirle ma sapete quando un disegno lo sentite vostro?ecco.
  • quello che è arrivato a me come mamma. spesso a noi genitori capita di andare così di    fretta da non vedere un castello, ma semplicemente un vecchio scatolone. di essere così presi dalle faccende quotidiane da non riuscire a capire un’emozione legata al gioco.l’abbraccio con la mamma alla fine della storia, infatti, è la quarta  cosa che mi piace di più del libro.è bello vedere come il “gigante”accolga la paura del piccolo re, la sua eccitazione legata all’avventura appena vissuta.

re valdo libro blog 8

 

in fondo, è capitato anche a noi, almeno una volta, di aver fatto una barca coi fogli di giornale, di aver raccolto i legnetti per costruire una capanna.di aver giocato a fare i pescivendoli al mercato vendendo le mollette dei panni alla propria mamma.

a volte,il segreto, è semplicemente ricordarci come eravamo.

leo e natura valdo

libro adatto ai bimbi dai due anni e mezzo in su.

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come dietro ad una finestra.

ho sempre creduto che il mese nel quale ognuno di noi nasce non sia casuale.

da qualche parte, è scritto che quella persona nascerà in un caldissimo pomeriggio di agosto e quell’altra in una rossa mattina d’autunno.

da qualche parte c’è scritto che quelle persone saranno segnate da questa scelta.

quando ero piccola pensavo che ogni mese fosse un personaggio, con i suoi colori, la sua indole, i suoi difetti ma anche le sue caratteristiche belle.

aprile, per esempio, era magro, elegante e buffo.

agosto era un signore con la pancia grossa sempre sudato ma sorridente.

maggio una signora che profumava di rosa, ma era un pò snob.

di gennaio pensavo fosse un ragazzo che viveva nei boschi, scorbutico e dolce.

 

quei personaggi popolano ancora la mia mente ma, negli anni, tramite l’esperienza, si sono aggiunte altre sensazioni, altri colori, profumi, storie.

per esempio gennaio, che è il mio mese, è sempre stato bianco.da un pò di tempo però si è aggiunto anche il verde delle foglie pulite dalla neve e il grigio del fumo dei camini.

ieri ho comprato un libro che sento molto mio, che per me sa proprio di gennaio.

“nel Bianco”, scritto da Vivian Lemarque, illustrato da Sonia Maria Luce Possentini ed edito da laMargherita.

testo e illustrazioni si uniscono in modo armonico a tal punto che ti sembra di entrare nel libro, di sentire il suono della neve, di essere accarezzato dal suo potente pallore.

i testi, brevi e quasi musicali(“scende scende/ mamma neve/ dove? dove ?) si inseriscono in modo discreto nelle eteree e stupende illustrazioni(alcune sembrano delle fotografie).

nel bianco blog 5

si ha la sensazione di essere di fronte a qualcosa di maestoso, di far parte di un gioco della natura buffo e impalpabile( gli animali sembra che giochino a nascondersi, ma forse è solo l’effetto della neve).

nel bianco blog 4

“Nel bianco “è un albo illustrato che ti fa entrare in un momento.

che ti fa sentire come dietro ad una finestra a guardare la neve che cade, o dietro un albero a sbirciare gli animali che si dissolvono nel bianco.

nel bianco blog 1

adatto ai bimbi dai tre anni in su, e non solo ai nati nel mese di gennaio.

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la musica di questo libro per me è philip glass, movement 2.

 

innamorata dell’innamorato.

ho scoperto questo libro durante un trasloco (stavo per andare a vivere nel mio  amato monolocale di pochi metri quadri, a pietralata, un quartiere di roma).

dicono che le case parlano di noi, ed è verissimo.

in quel periodo avevo voglia di pareti bianche e mobili rosa confetto.

però, questo libro.

insomma, questo libro mi è piaciuto così tanto che ho fatto stampare una delle sue illustrazioni, e l’ho appesa alla parete della stanza in cui dormivo.

“non dovrei dirtelo, forse.ma me la sono stampata anche per casa mia, mi disse la signora della fotocopisteria”.

eh lo so, le illustrazioni di Rébecca Dautremer fanno quest’effetto.

Sfogliare “L’innamorato”di Rébecca Dautremer, edito da Rizzoli, è come entrare in un piccolo cuore.

racconta la storia di un primo amore nato tra i banchi di scuola.

salomè si accorge che ernest, un suo amichetto, le fa i dispetti.

la mamma, alla quale la bimba si rivolge, le dice che è un modo di comunicare e che forse ernest è innamorato.

e così salomè e i suoi amici di scuola iniziano a fantasticare su cosa significhi essere innamorati.

 

abel sapeva che un innamorato è uno che perde la testa.

“gli innamorati stanno dentro le fiabe!”disse etienne.

“uno che è innamorato ha come un fuoco dentro!”.

“e brucia?”

“come un lampo!”

“insomma è un temporale!”

la narrazione e i disegni riportano a luoghi antichi, a musiche buffe, a poesie accompagnate dal suono della fisarmonica.

il libro entra in punta di piedi nell’immaginario dei bambini e mostra tutte le domande, i dubbi, i disegni che i piccoli, ad una certa età, iniziano a farsi sull’Amore.

“l’innamorato” è un albo che consiglio non solo ai bimbi( secondo me dai 4 anni in su)ma anche, e tanto, ai bambini grandi(fino ai 99 anni).

perchè alla fine di tutte quelle domande non c’è una risposta unica.

ci sono tante mezze risposte vere.

e cioè che quando si è innamorati a volte si fanno i dispetti.

e si è un pò pazzi.

e si ha il temporale addosso o il fuoco dentro.

che bisogna baciarsi e darsi la mano.

che è roba da femmine.

che è roba da maschi.

e che “essere innamorati è come sognare”, dice thomas(quello piccolo).

“si vola in cielo!””con tanti e fiori..”

“e si va.pfffffffff!”

la musica di questo libro per me é la valse d’Amélie, di Yann Tiersen .

l'innamorato 8
l’illustrazione che ho fatto stampare per casa mia.

 

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a caccia dell’orso andiam e paura non abbiam!

Quando ho sfogliato questo libro la prima volta, non ho sentito quella “cosa” di cui parlano tutti.

“A Caccia all’orso “di Michael Rosen e Helen Oxenbury, edito da Mondadori viene considerato un classico della letteratura di infanzia.sarà che quando l’ho letto mi è sembrata sì un’avventura entusiasmante(una famiglia decide di andare a caccia dell’orso), ma niente di più.

Poi un pomeriggio io e Leo ci siamo messi sul lettone ed io, un pò per gioco, ho aperto davanti a lui il libro(viene consigliato dai tre anni in su ma quando si parla di libri amo osare, e spesso ho avuto delle belle sorprese !). “Guarda Leo! Guarda quanti alberi, quante montagne! Il vento fa fiuuuu fiuuuu!”. Nulla.Leo non alzava lo sguardo. Osservava i personaggi che si stringevano tra loro.

“Mamma gadda! Bimbo gande bimbo piccolo smack smack!”

a caccia dell'orso  7

Cavolo. Ma allora.

Mi sono avvicinata a lui, ed ho aspettato che mi accompagnasse alla scoperta del libro. Giravamo le pagine e ogni volta la sua attenzione era presa dal papà che portava sulle spalle il figlio piccolo, dalla sorella grande che aiutava quella piccola a camminare, dagli abbracci, dalla mani che si stringevano.

ma allora.allora è tutto qui, nell’unione. un’unione che fa sentire più forti.

così forti da superare la neve, le tempeste, i torrenti ed anche un orso spaventoso!

e quando l’orso si incontra, si torna a casa tutti insieme, si chiude bene la porta per non farlo entrare, e ci si ficca stretti stretti sotto le coperte del lettone!

 

la forza del libro sta anche nell’andamento del racconto.

alle pagine colorate che illustrano i paesaggi attraversati dalla famiglia, si alternano disegni in bianco e nero che sono una sorta di pausa : non solo dei colori ma anche di pensiero (viene ricordato quanto lo stare uniti faccia passare la paura).

e poi il filo conduttore della narrazione è anche il divertimento, conferito non solo dall’avventura, ma anche dai suoni della natura (il vento fa fiuuu fiuuu!)con i quali si può giocare molto durante la lettura.

insomma, un libro che è arrivato in punta di piedi e che invece ora sfoglio e risfoglio, perchè ogni tanto ho bisogno di ricordarmi che con l’amore, con la vicinanza e l’unione, anche l’orso più spaventoso non fa paura.

 

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